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Le arti belle in Toscana da mezzo secolo XVIII ai dì nostri

254946
Saltini, Guglielmo Enrico 33 occorrenze
  • 1862
  • Le Monnier
  • Firenze
  • critica d'arte
  • UNIFI
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Le arti belle in Toscana da mezzo secolo XVIII ai dì nostri

Prato (n. 1752, m. 1833) apprese dal padre i rudimenti dell’arte, ma venne poi a Firenze e la studiò col Paoletti. Ritornato in patria dopo aver

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questi avea fatta al palagio dal lato della meridiana; e sebbene molte e non comuni difficoltà gli si parassero innanzi, seppe vincerle tutte, e la

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Paolo eretta in Livorno nel 1832. Eletto poi gonfaloniere nella nostra città, nel 1842 procurò che dal Comune si aprisse più ampliamente quel tratto di

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anni ventiquattro, ebbe dal principe la cura delle fabbriche dell’Opera del Duomo, e d’altri pubblici edifizi. Fu poi maestro dell’Accademia fiorentina

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AGOSTINO FANTASTICI da Siena (n. 1782, m. 24 luglio 1845) fu assai diligente nell’arte, che aveva imparata dal padre suo. La cattedrale di Montalcino

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l'Aquidotto, già, sebbene imperfettamente, ideato sotto il dominio francese dall’architetto Sambucy, e che dal colle di Guamo conduce l’acqua potabile

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pisana, essendo ripatriato fino dal 1806. Venne quindi a Firenze e vi attese con grande amore all’architettura e alle matematiche, arti e scienze in

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del Bettarini. Dal 1815 in poi servi lo Stato in più e diversi uffici dell’arte e sempre riportò lode come valente e integerrimo. Il grandioso lavoro

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Georgofili e un premio dal governo.— GIUSEPPE MARTELLI fiorentino (n. 1791) è fornito di perizia e buon gusto, come addimostrano diverse opere che

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Non pertanto Pietro Leopoldo I riformando l’Accademia di Belle Arti, nella speranza di ridestarle dal letargo in che erano miseramente cadute, volle

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, simboleggiante la virtù assalita dal vizio; e il Machiavello che medita la riunione delle sparte membra italiche (posto nel 1846 sotto il portico degli Uffizi); e

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è meraviglia del mondo. La fama che godono questi due capilavori ci dispensa dal lodarli: diremo solo che ambedue le statue stanno sedenti; Arnolfo

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Mercato Nuovo a Firenze, modellata nel 1857, con fiori, erbe e animali di gusto squisito, sulle tracce dell’antica consunta dal tempo. Avea anche

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, e dal moto dei labbri, e da tutta la persona traspare la virtù del sapiente ragionamento. Ma già fino dal 1836 aveva esposto il Demi un suo gruppo in

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E anche vogliamo dire alquanto della ceroplastica, arte già fino dal secolo XIV praticata in Firenze per le figure votive, che si mettevano nelle

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adoperato dal celebre incisore Bartolozzi, che intagliandone i bellissimi disegni d’invenzione, ne fece il nome immortale.

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la sicurezza in ciò acquistata dal nostro Luigi, che giovane ancora e studente a Roma, certo giorno con maraviglia di tutta la scolaresca dell

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disegno di composizione, Saffo ed Alceo agli Elisi; la seconda (1809) col quadro a olio, Zenobia raccolta dal fiume Arasse. Pensionato a Roma, ivi

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loro vita intellettuale per isbalzi dal cattivo al buono, ma camminano lentamente verso il meglio. E noi ogni qual volta ci facciamo a considerare la

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; quindi (1829), l’entrata di Carlo VIII in Firenze, accolto dalla Signoria, dal Clero e dai principali cittadini il 17 novembre 1494, troppo ben nota

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composizione, e brio di colore, la giostra di Lorenzo il Magnifico col Borromeo sulla piazza di Santa Croce, cavandone il soggetto dal poema del Pulci

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dicemmo, dal fratello Francesco. Scoperte queste opere nel 1836 agli occhi del pubblico, si levò un plauso universale pel giovine portentoso, che ormai

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da giovinetto i principii della pittura dal Desmarais; fu poi alla scuola del Benvenuti, e frequentò con plauso l'Accademia di Belle Arti. Dipinse a

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considerarsi come materiale imitazione dei dipinti. Questo modo di lavorare, che fino dal secolo XIV era noto in Toscana, come sanno coloro che le

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bellissima circolare ove è effigiato Apollo nella sua quadriga ornata dal ballo delle Ore, sostenuta dalle nubi e tirata da quattro focosi corsieri (1854

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Traballesi, cavato dal quadro del Domenichino in Forlì; — SANTI Pacini che adoperava il pennello e il bulino, senza però levarsi dalla mediocrità; e

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chiaro nome e comodo stato. Dal suo primo lavoro, che fu un San Filippo eseguito in Firenze, fino all’ultimo, la Strage degli Innocenti da Guido Reni

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vuolsi, ma più infelice. Dato saggio della sua abilità nell’intagliare in rame, con alcuni pensieri che fece per una raccolta pubblicata dal pittore Anton

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sotto gli occhi di Lei. E fu per questi lavori che Lasinio ebbe particolare rinomanza, e ottenne prima dal Granduca il carico di maestro d’intaglio

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caccia di Diana, dal famoso quadro del Domenichino nel palazzo Borghesi a Roma, l’Aurora seguita da Apollo e dalle Ore, fresco di Guido Reni nel

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la ricca collezione che s’era fatta di libri d’arte; i quali, comperati dopo la sua morte dal regio erario, furono il cominciamento della presente

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circa il 1770, m. a Firenze nel 1816?) che intagliò con somma diligenza la Cena e l’Aurora incise dal suo maestro, ma in dimensione minore circa di un

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’onore alla Esposizione Nazionale del 1861. — Filippo LIVY, che studiato prima alquanto sotto il Chiossone e il Granara, venne poi dal Perfetti. Delle

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